Tournay | Recensione

Abbiamo già avuto modo di parlare in una precedente recensione di Troyes, edito dalla Pearl Games, un piccolo capolavoro per appassionati di German. Oggi parliamo del suo cugino minore, Tournay che a dispetto di quello che si può pensare, non è affatto la versione a carte del suo predecessore. Prodotto anch’esso dalla belga Pearl Games, è un gestionale d’ambientazione medievale per 2-4 giocatori che tiene impegnati per circa un’oretta e che regala grandi soddisfazioni. Vediamo nel dettaglio perchè e come ci ha sorpreso Tournay.

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I materiali

Nonostante la scatola sia alquanto fina, all’interno troviamo una soddisfacente quantità di materiali di gioco. Sorvolando sulla stupenda ed accattivante illustrazione presente sulla copertina (che potete ammirare qui sopra), passiamo quindi a parlare della componentistica. Due mazzi di carte formano il cuore del gioco stesso: a livello grafico sono praticamente nel medesimo stile di quelle di Troyes, a mio parere fantastiche. Considerando invece i simboli, dobbiamo tristemente ammettere che sono differenti da quelli di Troyes e di conseguenza se vi siete impazziti a decifrare e memorizzare gli effetti delle carte di Troyes, dovrete spendere lo stesso ammontare di tempo per decodificare anche i simboli delle carte di Tournay. Non capisco perchè i creatori non si siano impegnati di più nel rendere comprensibili a colpo d’occhio questi simboli. Dopotutto, il prodotto è ben realizzato e ben playtestato e soprende il fatto che non si siano interrogati sulla possibilità che il pubblico non li recepisse così facilmente. Passando oltre, troviamo dei set di meeple di diversa forma in tre colori: giallo, rosso e bianco. Questi rappresentano i cittadini e le azioni che avremo a disposizione nel turno. A differenza di Troyes non ci sono dadi da tirare ma l’alea è comunque presente a causa della pesca fortunosa delle carte. Completano i materiali: monete di cartone, gettoni danno/abitante neutro, una mini plancia che funge anche da contapunti a fine partita ed il regolamento, che lascia davvero troppo spazio a dubbi e domande.

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Il gioco

In Tournay i giocatori gareggiano nel costruire edifici ed attrarre personaggi e lavoratori nel loro quartiere della cittadina medievale. Per riuscire in questo arduo compito, avranno a disposizione due lavoratori in ognuno dei tre colori del gioco: giallo per i cittadini, rosso per i militari e bianco per il clero. Ogni turno, un giocatore può attivare uno o più cittadini dello stesso colore per compiere un’azione o pagare l’avversario per utilizzare i suoi cittadini e compiere azioni. Al centro del tavolo sono disposti in tre colonne per tre file, i mazzi di carte contenenti edifici e personaggi nei tre colori menzionati prima. Esistono mazzi di tre livelli per ogni colore: mazzo I contentente edifici/personaggi di basso costo ma con poteri limitati; il mazzo II contenente edifici/personaggi più costosi ma più forti; infine il mazzo III contenente esclusivamente edifici prestigiosi o gilde (moltiplicatori di Punti Vittoria). I giocatori utilizzeranno i loro lavoratori per pescare carte da questi mazzi e per attivarle, mentre per costruirle nella propria area di gioco utilizzeranno solo i soldi. Nello specifico in un turno tipo, il giocatore può: 1. Giocare una carta dalla mano pagandola e piazzandola nella sua area di gioco (non conta come azione); 2. Utilizzare uno o più omini di un colore per svolgere una fra queste azioni:

a) Pescare una carta: Se il giocatore spende (lo stende vicino la sua carta piazza per indicare che è esaurito) un lavoratore rosso (ad esempio), può pescare due carte dal mazzo di livello I rosso, sceglierne una e mettere l’altra scoperta in cima a quel mazzo. Altrimenti può prendere una carta scoperta in precedenza in cima al mazzo. Spendendo due omini invece che uno, può pescare dal mazzo di livello II e spendendone tre, può pescare dal mazzo di livello III.

b) Utilizzare un edificio: Il giocatore prende un lavoratore del colore corrispondente all’edificio che vuole attivare (edificio già costruito nella propria area di gioco) e lo piazza sulla carta dell’edificio. Dopodichè ne esegue il potere stendendo l’omino sulla carta.

c) Combattere un evento: Ci sono tre carte evento che minacciano la città di Tournay. Ogni carta presenta una serie di slot tondi vuoti ed un effetto nella parte inferiore. Ogni volta che viene pescata una carta Banditore da uno dei mazzetti di carte, ogni edificio riceve un gettone che indica: quante volte si attiva l’effetto sulla carta e quanti soldi in più costerà combattere quell’evento. Per combattere l’evento di solito i giocatori dovranno spendere una combinazione di soldi ed omini. Quando la carta evento viene sconfitta, va nella mano del giocatore che l’ha combattuta e diventa un Bastione. I Bastioni valgono 1 PV a fine partita e sono utili ad evitare un effetto di una carta evento se scartati.

d) Prendere soldi: Il giocatore riceve due soldi per ogni lavoratore di un colore che attiva.

e) Recuperare i propri lavoratori: Questa è l’unica azione che permette di rimettere in piedi (e quindi rendere di nuovo utilizzabili) i propri lavoratori, collocandoli nella propria piazza. Non esistono dei turni di gioco veri e propri, semplicemente quando un giocatore ha esaurito le proprie azioni/lavoratori, sarà costretto ad eseguire quest’azione per recuperarli.

Per il resto, la cosa fondamentale in Tournay è il posizionamento delle carte. I giocatori hanno a disposizione una griglia virtuale da 3×3 carte massimo che deve essere rispettata ed ogni nuova carta deve essere posizionata adiacente almeno ad un’altra carta. Questo è uno degli aspetti più strategici del gioco, poichè un buon posizionamento – specialmente delle carte personaggio che sono indirettamente attivate sotto alcune condizioni in base agli edifici ai quali sono adiacenti – permette combo vantaggiose. Il gioco termina non appena son stati costruiti due o più edifici di livello III da due o più giocatori e se almeno 3 o più carte Banditore sono uscite dai mazzi. Le condizioni incrementano con l’incrementare dei giocatori.

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Considerazioni finali

Tournay mi ha lasciato soddisfatto. Da amante di Troyes temevo che questo potesse essere semplicemente un clone a carte ma ho capito che mi sbagliavo. Tournay ha uno stile di gioco veramente diverso. Alcuni aspetti di Troyes rimangono: le carte evento che minacciano i giocatori, i colori degli edifici, la possibilità di usare i lavoratori altrui. Tolte queste piccole ‘ripetizioni’, il gioco presenta strategie totalmente nuovo. In Troyes non esisteva la possibilità di costruire edifici ad esempio: ci si insediava con il proprio omino per garantirsi l’accesso all’effetto dell’edificio. In Tournay esiste anche una buona dose di interazione legata alle carte rosse, che in alcuni casi permettono di danneggiare direttamente uno o più dei propri avversari. Il gioco inoltre premia la capacità di massimizzare gli spazi con le proprie carte e l’abilità nell’attivarle al momento giusto. Non c’è banalità ma coerenza tematica negli effetti delle carte. Ad esempio: le carte rosse permettono di combattere meglio gli eventi o rafforzare il proprio quartiere; le carte gialle, che comprendono le attività economiche, sono la principale fonte di soldi; le carte bianche invece, permettono di migliorare le nostre pescate e ottenere nuovi lavoratori. La longevità del gioco è davvero elevata considerata la cospicua quantità di carte diverse e di potenziali strategie che possono essere perseguite. La durata è giusta per la complessità media del gioco e la scalabilità è ottima: si gioca tranquillamente in due come in tre o quattro e non perde assolutamente profondità. La reperibilità attualmente è pari a zero, considerato che il gioco è fuori produzione ed il mio consiglio è di accaparrarvene una copia a buon prezzo non appena ne trovate una di seconda mano. Se amate i German e le carte non vi fanno storcere il naso, allora rimarrete piacevolmente soddisfatti da Tournay. Se cercate un titolo totalmente privo di alea, allora non prendetelo nemmeno in considerazione.
Vi ringrazio per aver letto la recensione! Alla prossima!

5 Boardgames che dovresti giocare (e collezionare)

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Nonostante la prolifica industria dei giochi da tavolo sembri non esaurire mai le proprie risorse (e non parlo di legno e pietra) e sia sempre pronta a sfornare giochi d’ogni genere e tematica, esistono dei titoli destinati a rimanere immortali, a dispetto della loro età. Oggi vorrei quindi parlarvi di cinque giochi che – a mio modesto parere – dovrebbero essere giocati e rigiocati da ogni gamer che si rispetti. Cinque monoliti diversi fra loro ma simili per molti aspetti: rigiocabilità, originalità e scalabilità. Sono questi tre i principali criteri in base ai quali ho selezionato i titoli che desidero proporvi. Per chi non fosse edotto su questi tre criteri, spenderò due righe per spiegarli. Rigiocabilità: termine con cui si definisce un gioco da tavolo capace di offrire un’esperienza di gioco longeva nonostante le numerose partite giocate. Originalità: termine con cui si riconosce ad un gioco un’innovazione nelle tematiche o nelle meccaniche rispetto al trend generale. Scalabilità: termine con cui si definisce la capacità intrinseca di un gioco di garantire un livello di sfida sufficientemente alto e stabile all’aumentare o diminuire dei giocatori previsti.

Detto questo, inizio a presentarvi i titoli che ho scelto, partendo dal quinto e terminando con il primo posto.

5 – 7 Wonders

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La nascita e la civilizzazione di antiche civiltà in un rapido gioco di carte. Questo è ciò che, in sintesi, ci offre 7 Wonders, geniale boardgame ideato da Antoine Bauza. Perchè ho scelto questo gioco nella mia breve lista? Il gioco in questione prevede da 3 a 7 giocatori ed effettivamente garantisce un’ottima esperienza di gioco con qualsiasi numero di giocatori al tavolo. La rigiocabilità è garantita dalle infinite possibili combinazioni di carte che potrete sperimentare – fortuna permettendo – durante ogni vostra partita. L’originalità, che anche qui perde punti a causa di una tematica poco originale, risiede quasi totalmente nelle meccaniche di gioco e nella capacità di far sedere 7 giocatori ad un tavolo garantendo profondità (quanto basta) ed una durata della partita sorprendentemente contenuta.

4 – Troyes

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In questo titolo, che abbiamo avuto già modo di recensire , i giocatori devono amministrare ed influenzare le risorse e gli abitanti della cittadina medievale di Troyes. Questo german di medio-alto livello di difficoltà, garantisce un’esperienza di gioco valida con 2,3 o 4 giocatori. Per quanto riguarda la rigiocabilità, Troyes non delude: grazie difatti alle numerose carte attività, i ruoli, gli eventi e l’aleatorietà dei dadi, nessuna partita finisce per esser identica alla precedente. Riguardo l’originalità, come Dominion utilizza un’ambientazione medievale, magistralmente ricreata a livello grafico e tematico ma pur sempre riciclata da milioni di altri titoli. Nonostante l’essenzialità dei materiali, questo titolo spesso spaventa i boardgamers per la sua complessità e per l’essere un vero e proprio ‘spaccacervelli’.

3 – Seasons

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In questo atipico boardgame, giocabile da 2 a 4 giocatori, i giocatori si affrontano in una sfida magica della durata di tre anni per decretare chi fra loro sia il miglior evocatore del reame. Il gioco offre una buona scalabilità, incrementando di poco la durata della partita all’aumentare dei giocatori. La rigiocabilità è preservata dall’ingente quantità di carte e dai diversi livelli di difficoltà selezionabili. L’originalità è ottima sia a livello tematico/grafico (i materiali sono stupendi, la grafica elegante ed i personaggi e gli oggetti son stati creati da zero) che sul versante delle meccaniche (non esiste un gioco simile a Seasons). Forse il terzo posto è anche riduttivo per un titolo del suo calibro.

2 – Race for the Galaxy

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Tomas Lehmann, affascinato dalle meccaniche di Puerto Rico, le prese in prestito e le condusse nello spazio nel lontano 2007. Ad oggi, il suo Race for the Galaxy, è ancora un magnifico gioiello insuperabile. In questo particolare caso, la scalabilità – da 2 a 4 giocatori- è ottima, anche se il gioco presenta una modifica sostanziale all’esperienza di gioco quando lo si gioca in 2. La rigiocabilità è superlativa: è praticamente impossibile fare una sola partita identica ad una precedente, se non dopo averlo giocato almeno un duecentinaio di volte. L’originalità qui non emerge nè nelle meccaniche (dato che sono un adattamento di quelle di Puerto Rico) nè nella tematica (lo spazio…). Vero è che la simbologia presente sulle carte è così pratica e innovativa (una volta superata la faticosa sessione di decifrazione) che bisogna rendere merito – almeno di questo – all’autore.

1 – Stone Age

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Ed eccoci giunti al primo posto. Molti di voi storceranno sicuramente il naso nel vedere il titolo che ho scelto come primo della lista. Ci sarà di sicuro chi si aspettava un Agricola o un Twilight Struggle e invece si ritrova Stone Age. Nel mio soggettivo parere, questo boardgame gestionale ideato da Michael Tummelhofer, ha tutte le caratteristiche per essere il boardgame per tutti. L’originalità nelle meccaniche e nella tematica è davvero ottima: di giochi sulle tribù primitive non ve ne sono molti e di validi ed il sistema a piazzamento di lavoratori combinato con il tiro di dadi e l’acquisto di carte non ha granchè eguali. La rigiocabilità è davvero eccezionale. La randomicità delle carte, unita a quella delle capanne offre sempre sfide diverse e non annoia mai, nonostante non siano molte nè le carte nè le capanne. La scalabilità è ben calibrata con delle modifiche alle meccaniche di gioco in base al numero di giocatori. Le partite a due sono molto tese e scacchistiche, mentre in 3 o 4 la durata aumenta di poco ma il clima è più disteso. Non vi deluderà. Qui la recensione completa.

Troyes | Recensione

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La recensione di oggi è dedicata ad un grande classico, apprezzatissimo dagli appassionati di german. Sto parlando di Troyes, un boardgame gestionale ambientato nel Medioevo, edito dalla casa belga Pearl Games. I tre autori di questo titolo, sono riusciti a mescolare magistralmente meccaniche di worker-placement con azioni legate all’utilizzo di dadi. Il risultato? Un valido ed originale boardgame per giocatori esperti. Ma vediamo nel dettaglio la componentistica e le meccaniche.

I materiali

Tralasciando l’ovvio elogio dell’illustrazione sulla copertina – evocativa ed in puro stile medievale – all’interno della scatola troviamo una buona quantità e assortimento di materiali. Partiamo dalle carte, illustrate nel medesimo stile della copertina e di ottima fattura. Su molte di esse è raffigurato un personaggio o lavoratore medievale, mentre sulle carte evento sono presenti esclusivamente simboli di gioco, funzionali ma veramente anti-estetici rispetto alla cura e bellezza delle altre carte. Parlando della plancia, dov’è riprodotta la città di Troyes circondata dalle sue mura, si può tranquillamente definirla in linea con gli standard di qualità di molti giochi simili. Completano la lista dei materiali di gioco: i set di dadi (D6) in quattro differenti colori, meeple e cubetti in legno di buona fattura, un foglio di counters contenente i punti vittoria ed i soldi in cartoncino, delle bustine in plastica per suddividere ed organizare i componenti ed infine il regolamento ed il foglio di riepilogo dove vengono spiegate tutte le carte ed i personaggi del gioco.

Le meccaniche

Devo ammettere, prima di parlarvi delle meccaniche, che Troyes non è affatto un gioco che si può definire immediato. Ci vuole un po’ per assimilare i differenti aspetti del gioco ed i suoi misteriosi e per nulla intuitivi simboli. Non è dunque un titolo da proporre a giocatori alle prime armi o alla ricerca di un gioco leggero per passare la serata in maniera spensierata. Detto questo, possiamo varcare il cancello d’ingresso e scoprire Troyes.
All’inizio della partita, ogni giocatore avrà un set di Meeple e cubetti in un colore a scelta, cinque soldi e quattro punti influenza di partenza, un gettone da posizionare in un quartiere al centro della plancia ed una carta ruolo da tenere sergreta. Questa carta contiene dei moltiplicatori che permetteranno a tutti i giocatori di ottenere punti vittoria addizionali.
Nel primo turno, i giocatori dovranno inserire i propri Meeple nei tre edifici disponibili in città: il Palazzo (Rosso), Municipio (Giallo) o Vescovado (Bianco). Questo piazzamento iniziale è fondamentale poichè per ogni vostro meeple all’interno di uno di questi edifici, tirerete un dado azione del colore corrispondente. Ad esempio: avendo due meeple nel Municipio, uno nel Palazzo e uno nel Vescovado, il giocatore riceverà due dadi gialli, uno rosso e uno bianco da tirare. Una volta tirati i propri dadi, ogni giocatore li disporrà nel proprio quartiere (spicchio della piazza centrale). Ogni turno, prima che i giocatori scelgano le proprie azioni, delle nuove carte evento saranno aggiunte in fondo alla plancia. Il primo giocatore dovrà rivelare il nuovo evento, risolvere eventuali effetti one-shot e contare il numero dei dadi neri da tirare. Questi dadi rappresentano le minacce esterne alla città che i giocatori devono contrastare a partire dal primo giocatore. Quest’ultimo, una volta ordinati i risultati ottenuti in ordine decrescente, dovrà contrastare uno o più dadi – a partire da quello col valore maggiore – utilizzando i dadi nel proprio quartiere. Per contrastare, sarà sufficiente sommare il risultato di uno o più dadi in modo da raggiungere il valore del dado nero più alto. Ad assistere i giocatori in questa frustrante battaglia iniziale ci saranno i dadi rossi, il cui valore in questa fase è raddoppiato. Ogni dado contrastato conferirà un punto influenza al primo giocatore. Eventuali dadi rimasti dovranno esser contrastati dal secondo giocatore e così via. Chi non può contrastare i dadi neri, perde due punti vittoria. Passata questa fase, i giocatori dovranno pagare gli stipendi ai propri lavoratori/meeple nel vescovado (1 soldo) e nel palazzo (2 soldi). Considerato che ogni turno ogni giocatore riceve un introito fisso di 10 soldi, questa tassazione non è così pesante. Finalmente si arriva alla fase delle azioni: in questa fase, ogni giocatore esegue un’azione o passa. Se passa, ottiene due soldi che mette nel proprio quartiere ed ogni volta che il turno torna a lui, riceve un soldo aggiuntivo (ma è obbligato a passare). Se decide di intraprendere azioni, ha due opzioni iniziali: usare uno o più dei propri dadi o acquistare uno o più dadi dai quartieri di altri giocatori. Se il giocatore sceglie di utilizzare i propri dadi, può scegliere un colore ed uno o più dadi dello stesso colore ed allocarli su una delle azioni disponibili per quel colore. Il rosso permette di combattere le carte evento; consente di utilizzare le carte attività rosse; permette inoltre di piazzare un proprio meeple dentro il Palazzo. Il giallo consente di utilizzare le carte attività gialle; permette il piazzamento dei meeple nel Municipio; consente inoltre di combattere le carte evento o sfruttare il campo di grano. Il bianco infine, consente di ulitizzare le carte attività bianche; permette l’inserimento di meeple nel Vescovado; consente di fronteggiare alcune carte evento o costruire i livelli della cattedrale di Troyes. Le carte azioni sono variegate, molteplici e non tutte saranno utilizzate in ogni partita (solo 3 per colore). Il piazzare meeple negli edifici garantisce un maggior numero di dadi nei turni successivi, sottraendoli agli avversari. Eliminare le carte evento infine garantisce punti vittoria e influenza oltre a diminuire l’ammontare di dadi neri tirati ogni turno.
Quando un giocatore decide di utilizzare i dadi avversari, deve necessariamente pagarli. Questi dadi costeranno due soldi in più se faranno parte di una coppia dello stesso colore o un tris dello stesso colore. Ad esempio: Mario ha bisogno di un dado giallo e può comprarlo da Antonio che ha tre gialli nel suo quartiere (un 6, un 2 ed un 1) o da Gianni, che ha due dadi gialli nel suo quartiere (un 5 ed un 2). Se prendesse il 6 da Antonio, lo pagherebbe 6 soldi, poichè facente parte di un tris di dadi gialli. Se prendesse il 5 da Gianni, lo pagherebbe solo 4, poichè facente parte di una coppia di dadi gialli. Questo ottimo sistema bilancia sia i dislivelli economici fra giocatori che la sfortuna di avere pochi dadi in proprio possesso durante un turno. Più utilizzo dadi altrui e più devo spendere soldi; più gli altri acquistano e mi tolgono dadi, più mi pagheranno. Ovviamente qui c’è gran parte della strategia di gioco ed è forse il momento in cui il gioco può rallentare di più.
Dopo che ogni giocatore avrà svolto le azioni necessarie o avrà passato, il turno avrà termine. Il gioco si concluderà al termine del mazzo di carte evento rosse ed i punti vittoria saranno calcolati sommando: punti dovuti a carte attività utilizzate durante la partita; punti ottenuti costruendo la cattedrale; malus derivanti dal non aver partecipato alla costruzione della cattedrale; punti derivanti dalle carte evento risolte e non risolte; ruoli segreti di ogni giocatore. Come al solito, chi avrà totalizzato più punti vittoria sarà decretato il miglior amministratore di Troyes.

Considerazioni finali

Troyes è sicuramente un titolo di grande spessore. Longevo, competitivo, articolato e profondo, ha la stoffa del classico. Ovviamente, per le sopracitate motivazioni, non è così semplice da avvicinare. Durante una partita è necessaria una gran bella dose di ragionamento al fine di scegliere consapevolmente le proprie azioni. E’ necessario bilanciare le proprie risorse (soldi e influenza), agire con tempismo per accaparrarsi le carte azione più utili e con più punti vittoria, selezionare il giusto ammontare di dadi propri ed altrui da utilizzare e non per ultimo, cercare di perseguire l’obiettivo della propria carta ruolo bluffando nei limiti del possibile.
I materiali sono ottimi, la grafica – almeno per me – è fantastica ed il rapporto qualità prezzo è buono. Il gioco scala bene in quattro, tre o due giocatori e la durata media di una partita va da un’ora e mezzo/due in quattro, fino ai tre quarti d’ora in due giocatori.
Se siete alla ricerca di qualcosa che stuzzichi il vostro appetito di giocatori esigenti, Troyes fa per voi. Se siete nuovi nell’universo dei giochi gestionali, vi consiglio di partire con altri titoli (Puerto Rico o Stone Age ad esempio ) e tornare su Troyes successivamente.
Per coloro interessati alla dipendenza del gioco dalla lingua, sappiate che è totalmente indipendente da lingua, fatta eccezione per il regolamento.

Voto: 8