Spiel de che? | I giochi premiati in Germania dal 1979

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Nel lontano 1978, al fine di incentivare la qualità e la diffusione del gioco da tavolo in Germania, venne istituito un premio destinato a diventare il più ambito fra i riconoscimenti ludici: lo Spiel Des Jahres. Assegnato da una giuria di esperti dopo un’analisi dei giochi da tavolo prodotti nell’arco di 12 mesi, il premio in questione è rivolto esclusivamente ai titoli German/Euro/Family ed è assegnato in base a questi criteri:

  1. Originalità e idea alla base del gioco
  2. Struttura e chiarezza del regolamento
  3. Componentistica
  4. Meccanica di gioco

Dal 1979 in poi, ogni anno, un fortunato titolo ha raggiunto il traguardo – eccellendo in ognuno dei sopracitati punti – portandosi a casa un bollino rosso da apporre sulla nuova edizione della sua copertina.
Considerato che dagli anni 80′ ad oggi il mercato ludico si è aggiornato ed ampliato – e con esso gusti ed esigenze del pubblico – sono aumentati anche i premi. Nel 2011 infatti, viene creato il premio Kennerspiel Des Jahres (letteralmente “Gioco per Esperti dell’anno”) ed il primo a riceverlo è stato il card-game di civilizzazione 7 Wonders. Premi minori son stati inseriti in parallelo ai due più importanti, come ad esempio il Premio per il Gioco più Bello; il miglior Solitario; il miglior Gioco Storico; il miglior Cooperativo per le Famiglie e così via.

In questo articolo, passerò brevemente in rassegna ai titoli che sono stati premiati dal 1979 ad oggi, descrivendone brevemente l’idea di base e le caratteristiche principali. Seguitemi se avete tempo, pazienza e curiosità!

1979 – Hase und Igel

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Un gioco di percorso, ispirato alla Fiaba della Lepre e la Tartaruga, dove i giocatori si alterneranno utilizzando le carte raffiguranti carote per muovere i propri token. E’ considerato il primo gioco ad aver eliminato il fattore dado per il movimento, creando così una vera e propria gara ragionata e basata sulla progressione aritmetica. Un buon titolo per fanciulli e per serate spensierate in famiglia.

1980 – Rummikub

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Un gioco di numeri e combinazioni che nel tempo è diventato un classico. Similmente ad i giochi di carte francesi, i giocatori devono alternarsi nel pescare e giocare in combinazione delle tessere numeriche di plastica, smaltendole prima degli altri. Dopo quattro manches, il vincitore sarà colui che avrà conservato tessere di minor valore possibile alla fine di ogni manche. Personalmente, un titolo troppo arido.

1981 – Focus

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Titolo astratto – non a caso concepito da un matematico – che si basa su una meccanica combinata di dominazioni e movimento. Ogni giocatore può schierare su una griglia scacchistica un pezzo (capsula) del proprio colore o muovere una pila formata di una o più capsule. Solo il giocatore con la capsula in cima potrà muovere una pila, quindi è saggio ‘incapsulare’ le pile degli avversari. Le pile muovo di x, dove x è il numero di capsule che le compongono. L’ultimo giocatore con spazio a disposizione per muovere verrà decretato vincitore. Tematica totalmente assente e puro ragionamento.

1982 – Sagaland

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Dopo un paio d’anni, il premio viene nuovamente assegnato ad un gioco a tema fiabesco, interrompendo la sequela di numeri ed astrattisimi. In Sagaland, i giocatori competono come cavalieri alla ricerca di tesori mistici nascosti nei boschi del reame incantato. Mediante un dado, i giocatori muoveranno i propri pedoni lungo le caselle che si susseguono sul tabellone, cercando di tanto in tanto sotto degli alberelli di plastica i tesori raffigurati sulle proprie carte. Essenzialmente un gioco basato sulla fortuna e la memoria che ricorda molto il classico Labirinto Magico della Ravensburger, suo evidente e degno successore. Simpatico family game dalla durata assai contenuta e dalle regole semplicissime.

1983 – Scotland Yard

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Famosissimo titolo di deduzione, giunto anche in Italia sin da subito, Scotland Yard ci cala nei panni di investigatori alla ricerca di un criminale di nome Mr.X. Utilizzando i mezzi di trasporto londinesi, i giocatori tenteranno tutte le piste possibili per scovare il proprio avversario (rappresentato da un giocatore che registra i propri spostamenti in segreto). All’esaurimento dei gettoni disponibili per muoversi, gli investigatori perderanno e Mr.X li avrà seminati. In caso contrario, gli investigatori saranno considerati vincitori. Un titolo che negli anni continua ad appassionare nonostante la sua semplicità ed essenzialità.

1984 – Dampfross

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Titolo ferroviario con mappa esagonale dove i giocatori competono nel gestire tratte e treni della propria compagnia. Inizialmente i giocatori devono disegnare delle tratte con dei pennarelli lavabili sulla mappa, connettendo due città. Successivamente, potranno utilizzare i propri treni per raggiungere delle mete pescate casualmente e dovranno pagare soldi ai proprietari delle tratte che saranno costretti ad utilizzare. Un titolo che non eccelle di sicuro per i materiali di gioco nè per la grafica ma che introduce elementi innovativi in un genere – quello ferroviario – che nel mondo dei boardgames non smetterà mai di appassionare.

1985 – Sherlock Holmes Criminal – Cabinet

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Sulla scia dei giochi di deduzione, Sherlock Holmes è appunto il gioco ispirato ai racconti di Conan Doyle, dove i giocatori assumeranno i panni di investigatori alle prime armi. Giocabile sia in competitiva che in cooperativa, similmente ad un Gdr, il gioco fornisce degli indizi su uno dei dieci casi disponibili. Ogni indizio può fornire una pista che i giocatori dovranno seguire o meno per risolvere prima degli altri o insieme a loro il caso in questione. L’atmosfera del gioco surclassa la povertà dei materiali.

1986 – Heimlich & Co.

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In questo titolo, i giocatori interpretano degli Agenti segreti disposti a tutto pur di raccogliere informazioni sui propri avversari e svuotare casseforti. Il gioco è totalmente imperniato sul bluff e le identità segrete. Ad ogni turno, mediante un dado, il giocatore attivo muoverà uno o più agenti (il suo o anche quelli avversari) lungo il percorso presente sulla plancia. Se uno di questi agenti atterrerà su una cassaforte, ogni Agente riceverà punti pari al valore dell’edificio in cui si trova. Lo scopo dei giocatori è quello di racimolare più punti senza essere sgamati dagli altri. Un titolo con poca profondità tematica ed estremamente legato al dado.

1987 – Auf Achse

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L’inversione di tendenza avviene prima della fine del decennio con Auf Achse, un gioco di trasporti e reti autostradali. I giocatori interpretano dei camionisti alle prese con delle consegne urgenti da effettuare nelle varie città tedesche presenti sulla mappa. Mediante delle carte tratta/contratto ed un dado movimento, i camionisti/giocatori dovranno racimolare più soldi possibile caricando e scaricando merci su e giu per la mappa. Un interessante antenato di giochi – attualmente famosi- dotati di meccaniche analoghe.

1988 – Barbarossa

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Gioco di percorso e deduzione, dalla grafica discutibile e dai materiali esauribili (utilizza la plastilina da modellare), appare a fine decade come un oramai sorpassato tentativo di ripescare meccaniche già viste. I giocatori realizzano delle statue in plastilina di un paio d’oggetti ad inizio partita e poi le pongono sul tavolo. A turno i giocatori dovranno muovere col dado sul percorso ricevendo bonus e opportunità di indovinare gli oggetti realizzati dagli avversari con la plastilina. Ogni oggetto azzeccato verrà infilzato con una freccetta ed a fine partita, chi ne avrà meno sarà decretato vincitore.

1989 – Cafè International

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Il compito dei giocatori in questo titolo cartoonesco e multi-etnico è quello di essere dei bravi camerieri. Basato essenzialmente sulla meccanica di piazzamento tessere, il gioco richiede ai giocatori di ospitare sui tavoli del tabellone i clienti in arrivo. Le principali direttive da seguire saranno due: far sedere persone della stessa nazionalità allo stesso tavolo e mantenere equilibrato il numero di donne e uomini. Un gioco che non penso rimarrà nei cuori di molti, forse per la tematica poco intrigante o forse per la semplicità della meccanica.

1990 – Adel Verpflichtet

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Il primo premio del nuovo decennio fa centro con il simpaticissimo Adel Verpflichtet, che vede i giocatori nei panni di aristocratici membri di un club di anticaglie. Lo scopo del gioco è quello di partecipare ad aste – per accaparrarsi i migliori pezzi per la propria collezione – e successivamente far sfoggio della collezione stessa, gareggiando in una competizione d’alto livello. Il giocatore più abile nel far sfoggio dei propri reperti d’antiquariato sarà decretato vincitore. Ben illustrato ed originale nella tematica, è uno spartiacque fra i vecchi vincitori dello Spiel ed i nuovi.

1991 – Drunter Und Druber

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Con questo caoticissimo family game dall’aria scanzonata, proseguono i titoli Spiel des Jahres all’insegna dell’ironia. Nella contea di Schilda, gli abitanti hanno deciso di ricostruire da capo tutta la regione con nuovi edifici ed ordini architettonici. Avendo però dimenticato le mura della città, le strade ed i fiumi, toccherà ai giocatori rivedere i progetti di costruzione e proporre agli avversari eventuali abbattimenti di edifici d’impaccio. Lo scopo del gioco è di riuscire a calare tutti le proprie tessere sulla plancia, in modo da ottenere il riconoscimento di miglior geniere della contea. Un piacevole e simpaticissimo titolo che mescola meccaniche a piazzamento con una tematica innovativa.

1992 – Um Reifenbreite

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Per la prima volta il vincitore del premio è un gioco a tema sportivo. In Um Reifenbreite, i giocatori controllano un fumettoso team di ciclisti in una competizione molto simile al Tour-De-France. Il tabellone rappresenta il circuito della gara ed il movimento è comandato in combinazione dalle carte e dal tiro del dado. Riedizione di un titolo andato distrutto nel 1979 a causa di un incendio (Homas Tour era il nome del gioco), è una chicca per appassionati che fa di leggerezza e dinamicità i suoi punti di forza.

1993 – Bluff

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Nel 93′ il gioco dell’anno è un titolo da bar: il gioco dei Dadi Bugiardi. Ogni giocatore ha a disposizione un bicchiere e dei dadi che tirerà contemporaneamente agli altri avversari. Durante il suo turno potrà decidere se mentire o se dire la verità su uno o più aspetti dei risultati ottenuti (ex: somma dei dadi, numero di 1 presenti, numero di pari, ecc..). Nel caso qualcuno dubiti della sua affermazione e lo contesti, il giocatore potrà mostrare di essere in buona fede (l’avversario perde dei dadi) o di aver barato (e in quel caso li perderà lui i dadi). Gioco talmente diffuso da risultare oramai realizzabile home-made. Rispetto ad altri titoli, non penso sia all’altezza del premio.

1994 – Manhattan 

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Gioco tridimensionale ambientato a Manhattan (ma guarda un po’), coinvolge i giocatori nella costruzione di grattacieli spettacolarmente alti. In sostanza è un gioco di dominazione che ricorda molto il vecchio Focus del 1981. Ogni giocatore, utilizzando delle carte, cerca di costruire con delle capsule di plastica del proprio colore, nuovi piani ai grattacieli di Manhattan, in diversi quartieri. L’ultima capsula (piano) di ogni grattacielo determina la proprietà dell’edificio che conterà – a fine gioco – insieme all’altezza dello stesso. Nessuna novità nè originalità con questo titolo, il cui unico punto di forza sta nella tridimensionalità degli edifici.

1995 – I Coloni di Catan

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Non penso sia il caso di aggiungere nulla al gioco più famoso fra i giocatori da tavolo. Ognuno di noi può amarlo o odiarlo ma tutti ci siamo passati almeno una volta.

1996 – El Grande

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Nel 1996, la Hans im Gluck vince lo Spiel des Jahres con questo Grande titolo di nome e di fatto. Attraverso un elegante sistema di piazzamento di pedoni, i giocatori simulano il dispiegamento di Caballeros da parte di Lords nelle regioni della Spagna medievale di cui vogliono assumere il controllo. Il gioco introduce la meccanica delle maggioranze che diverrà poi classica in innumerevoli altri giochi. Nonostante l’età è considerato un gioco attualissimo e vanta la quarantesima posizione nella top 100 di Boardgamegeek.

1997 – Mississipi Queen

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Con Mississipi Queen, torna il tema della gara – già visto con il vincitore del 1992 – reinterpretato in chiave nautica e con un’ambientazione davvero originale. Siamo in America, verso la fine dell’800, lungo le rive del Mississipi e dobbiamo prendere il comando di uno dei battelli in partenza. L’obiettivo del gioco è quello di gareggiare di velocità dando fondo alle riserve di carbone e recuperare in corsa dei passeggeri da portare al traguardo. Sfruttando una mappa modulare esagonale sempre differente, il gioco dona imprevedibilità ad ogni partita. Speronamenti, virate ed esaurimento del carburante contribuiranno ad aggiungere un pizzico di ironia al gioco. Decisamente da provare.

1998 – Elfenland

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Torna una delle tematiche più abusate nel mondo dei giochi da tavolo: il fantasy. Questa volta a farne uso è Alan R. Moon, che in questi anni (90’s) ancora non sa che ben presto sarà famosissimo per un altro titolo e che anche quel titolo vincerà lo Spiel Des Jahres: Ticket to Ride. Ma torniamo a Elfenland. In questo titolo dovrete competere con i vostri avversari elfici in un tour del regno degli Elfi. Utilizzando ogni mezzo a vostra disposizione: maiali, nuvole, draghi,unicorni, cercherete di visitare più città elfiche possibili prima di far ritorno nella vostra città d’origine. Chi non farà ritorno in tempo, perderà un variabile ammontare di punti vittoria pari al numero di città che lo separano da casa. Un titolo divertente e semplice che sfrutta una tematica in voga nel periodo per poi impegnarci con mezzi di trasporto folli. Per le famiglie.

1999 – Tikal

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Dopo una gita nel mondo degli elfi, proprio sul finire degli anni 90′, lo Spiel Des Jahres viene assegnato ad un gioco ambientato fra le rovine di un’antica civiltà Sudamericana. Tikal può essere considerato come il capostipite di una nuova serie di giochi, più profondi ed impegnativi dei loro antenati. Qui, ogni giocatore ha a disposizione un numero limitato di esploratori con i quali dovrà rinvenire templi prima degli avversari; addentrarsi in aree di jungla pericolosissime (??) e rinvenire tesori antichi. Alla Indiana Jones insomma. E’ un titolo dove l’aderenza fra la tematica e lo stile di gioco è totale. Non si presta ad una rigiocabilità frenetica ma garantisce partite ragionate sino all’ultima mossa decisiva. Non per i più piccini. Bollino rosso. Scherzo.

2000 – Torres

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E’ l’alba del nuovo millennio. Quale posto migliore per vederla se non da una Torres? Okey, la finisco con queste battute, sarà che l’elenco è ancora lungo.
Lo Spiel Des Jahres viene assegnato a questo piccolo capolavoro che mischia l’astratto al tridimensionale. Mediante l’uso di una mano di carte limitata ed un numero di pedoni altrettanto limitati, i giocatori dovranno costruire delle torri in plastica di varia forma e altezza, dove muoveranno i propri pedoni al fine di accaparrarsi le costruzioni di maggior valore. Visivamente accattivante, longevo e strategico, Torres ruba a mani basse il premio ai suoi avversari (Carolus Magnus e Citadels) e dà inizio ad un nuovo decennio di boardgames.

2001 – Carcassonne

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Penso che nemmeno su questo titolo è il caso di proferir parola alcuna data la sua larga diffusione fra i giocatori di tutto il mondo. Se non l’avete mai provato è il caso di rimediare.

2002 – Villa Paletti 

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Nella lunga lista dei vincitori dello Spiel des Jahres non poteva mancare un gioco di abilità e destrezza. Ecco quindi Villa Paletti, che ricorda molto il famosissimo Jenga. Ogni giocatore deve continuare la costruzione di Villa Paletti con i pezzi a propria disposizione ma è costretto a rimuoverne di precedenti per mancanza di fondi e materiali. Come prevedibile, è un gioco utile a divertire e aggregare più che a garantire spessore e profondità. E’ indicato per le comitive e le famiglie e forse il fatto che abbia rubato il premio ad un gioco come Puerto Rico fa riflettere sulla qualità della giuria.

2003 – Alhambra

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Il premio del 2003 va ad Alhambra, un gioco di costruzione e piazzamento tessere, ambientato alla perfezione. I giocatori sono degli architetti il cui compito è realizzare il miglior progetto per la costruzione dell’Alhambra a Granada. Ogni turno, il giocatore attivo pesca carte moneta (in quattro colori) per acquistare dal mercato generale le tessere edificio che vuole inserire nella sua Alhambra. Il gioco comprende sia meccaniche a la Carcassonne (con regole per il piazzamento delle tessere in base al fine di massimizzare i punti vittoria) che meccaniche di maggioranza (solo massimizzando edifici dello stesso colore il giocatore potrà ottenere punti durante gli scoring parziali ed a fine partita). Ottimo titolo dalla durata contenuta ed adatto ad ogni età.

2004 – Ticket to Ride

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Il capolavoro di Alan R. Moon che tutto il mondo apprezza e gioca da anni. Ferroviario contraddistinto da un basso livello di difficoltà e dall’alto tasso di infamia e competizione che ogni partita incrementa. E’ il classico gioco di cui si suol dire: “Alla fine è un giochino, però è dannatamente divertente”.

2005 – Niagara

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A quasi 10 anni da Mississipi Queen, lo Spiel des Jahres viene assegnato nuovamente ad un titolo ‘fluviale’. In Niagara, i giocatori si sfidano – a bordo di canoe – a chi sarà in grado di raccogliere più pietre preziose dal letto dell’omonimo fiume. L’obiettivo tuttavia, non è giungere al traguardo ma tornare costantemente indietro a riva, per depositare le pietre ed evitare di finir trascinati nelle terribili cascate. La simulazione dello scorrimento del fiume è resa in maniera fantastica attraverso una serie di dischi trasparenti; il tabellone si adagia sulla scatola per simulare le cascate alla fine del fiume; le gemme preziose danno colore al gioco. Un titolo originale che non punta a spiazzare il giocatore ma che è capace comunque di tenerlo ancorato alla sua canoa.

2006 – Thurn und Taxis

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L’autore di Puerto Rico, Seyfart, partecipa nuovamente alle selezioni dell Spiel Des Jahres giusto quattro anni dopo la ‘sconfitta’ del suo Puerto Rico. Stavolta, vince a mani basse con un titolo nettamente inferiore a Puerto Rico – per complessità e per profondità strategica – che tuttavia soddisfa la giuria. In Thurn und Taxis, i giocatori interpretano dei nobili incaricati di consegnare la posta con delle diligenze lungo delle tratte che connettono svariate città. L’originalità dell’argomento, mescolata al trend lanciato da Ticket to Ride, fanno di questo titolo un godibile family game, longevo quanto basta ed accattivante. Da provare almeno una volta.

2007 – Zooloretto

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Il papà del divertentissimo filler Coloretto, porta in concorso nel 2007 un titolo che – come argomento – si colloca per la prima volta fuori da trend generale. Mantenendo il filo tematico con Coloretto, Zooloretto ci offre l’opportunità di gestire uno zoo in meno di un’oretta. L’obiettivo del gioco è quello di selezionare il giusto tipo di animale da inserire nei recinti dello zoo e di evitare, per mancanza di spazio, di lasciare a fine partita gli animali nelle stalle o di mescolare specie differenti. Il tutto, senza dimenticarsi degli introiti e delle attrazioni commerciali. Un piccolo gestionale che fa delle tematica e delle semplicità i suoi punti di forza.

2008 – Keltis

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Il vincitore del 2008, come quello dell’anno precedente è un gioco figlio di un card-game già famoso. Nel caso di Keltis, l’antecedente è Lost Cities, sempre di Reiner Knizia. Questo titolo non è altro che un upgrade – inclusa la tematica, resa più astratta – del predecessore. I giocatori nel proprio turno pescano e giocano/scartano una carta, cercando di costruire un percorso ordinato con le carte e spingendo sempre più avanti il proprio pedone. Un titolo che a mio modesto pare non merita un premio così prestigioso, specialmente considerando a quale gioco ha rubato il premio: Stone Age.

2009 – Dominion

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Il nonno di tutti i giochi con meccaniche di Deck-building vince il premio nel 2009. Che dire? Più che un gioco, qui abbiamo un sistema di gioco originale e innovativo che – a fine decennio – ha dato l’imput per molti card game della decade successiva. E’ talmente un classico che, nel caso non l’aveste mai provato, vi consiglio di rimediare immediatamente.

2010 – Dixit

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Il 2010 ci porta un nuovo gioco di carte alquanto fuori dal comune: Dixit. Nel gioco in questione, oramai famosissimo, ogni giocatore dispone di carte illustrate in maniera surreale. Nel proprio turno, il giocatore attivo ne sceglie una e comunica al gruppo di giocatori un’aspetto che quella carta gli comunica, senza rivelarla. Gli altri giocatori prenderanno una delle loro carte che più ricorda quel concetto e le consegnano al giocatore di turno. Questi le mischierà e disporrà sul tavolo. I giocatori dovranno segretamente votare e indovinare la carta del Narratore (giocatore di turno). Chi indovina guadagna punti e li fa indovinare anche Narratore stesso. Un titolo che funziona molto bene per i grandi gruppi in cui sono presenti non-giocatori, oltre che in famiglia e con i bambini. Ha un grande potenziale educativo e stimola la fantasia dei più piccoli.

2011 – Qwirkle

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L’evidente orientamento astratto della prima decade del 2000, porta alla vittoria di un altro titolo sul genere. E’ Qwirkle, un gioco di combinazioni basato su figure e colori. I giocatori cercano di costruire con delle tessere di forma e colore differente, un puzzle. Nel posizionare una tessera, dovranno seguire delle regole ferree: una figura può esser posizionata solo se adiacente ad altre di egual forma ma di diverso colore. Se invece una tessera è di colore verde (o blu, gialla,ecc) ad esempio, può essere messa vicino ad altre verdi solo le altre hanno forma diversa. Il gioco termina quando tutte le tessere sono state posizionate. Un titolo che può appassionare i più piccoli ed i giocatori causali.

2012 – Kingdom Builder

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Torna a vincere, nel 2012, il creatore di Dominion – Donald Vaccarino – che propone un titolo totalmente diverso dal predecessore. L’idea di base rimane quella di creare un regno, ma qui la dinamica di gioco si svolge su una plancia esagonale che i giocatori dovranno colonizzare con le proprie casette. Un titolo che rimane alquanto lontano dall’ambientazione nel suo svolgimento e che seppure semplice e di facile scalabilità, può risultare caotico per l’innumerevole quantità di pezzi sul tabellone. Probabilmente stavolta Vaccarino ha voluto fare un passo più lungo della gamba ma nonostante questo, la giuria pare aver apprezzato ugualmente.

2013 – Hanabi

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Per la prima volta, a vincere il premio è un giochino minuscolo e tascabile di sole carte: Hanabi. La tematica è davvero originale – i fuochi d’artificio – ed il gioco è un filler cooperativo. I giocatori interpretano degli artificieri con il compito di organizzare uno spettacolo pirotecnico senza eguali ma per farlo devono lavorare sodo e cooperare di continuo, pena il fallimento. Il gioco essenzialmente è basato sui colori, i numeri e le sequenze. Per realizzare lo spettacolo infatti i giocatori devono giocare carte in sequenza progressiva, rispettando i colori dei fuochi d’artificio. In caso di blocco possono passare il turno scartando o farsi aiutare dai compagni del team. In caso finisca il mazzo o i giocatori esauriscano i gettoni ‘informazione’ usati per aiutare i compagni, la partita termina.Simile come idea a Lost Cities e Keltis di Knizia, aggiunge quel pizzico in più di adrenalina dovuto alla natura cooperativa del gioco.

2014 – Camel Up

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Il 2014 porta al traguardo un gioco di corse alquanto atipico, Camel Up. In questo gioco i giocatori interpretano dei membri dell’aristocrazia egizia pronti a scommettere forti somme su una gara di cammelli attorno ad una piramide. Il tema è folle e ben ambientato, la componentistica – con tanto di piramide in cartone – è fantastica, ed i tempi di gioco sono contenutissimi. La meccanica permette ai giocatori di scommettere, far correre i cammelli, ostacolarli ed avvantaggiarli e far soldi. Adatto alle famiglie ed ai gruppi di gioco senza eccessive pretese, regala momenti di grande divertimento.

2015 – Colt Express

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Il penultimo vincitore – del 2015 – è Colt Express, che richiama – per via della qualità dei materiali – Camel Up ma che rivoluziona totalmente l’idea di plancia, portando i giocatori a bordo di un treno in tridimensionale di cartone. Il gioco calza al 100% l’ambientazione e lo stile di gioco ricalca alla perfezione i grandi film western. Ogni giocatore interpreta un pistolero pronto ad assaltare e rapinare i passeggeri del treno. La meccanica di gioco è basata parzialmente sulla programmazione delle azioni da parte dei giocatori che verranno infatti risolte casualmente, impedendo un andamento determinato e lineare del gioco. L’obiettivo di ognuno e quello di accaparrarsi più gioielli e bottini possibili prima delle fine della partita. Il titolo garantisce una grande rigiocabilità e si adatta perfettamente ad ogni compagnia di gioco, stupendo tutti con i suoi materiali e generando una bella dose di divertimento.

2016 – Codenames

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Termina la nostra carrellata con il vincitore del 2016, Codenames. Creato da uno dei più grandi autori di giochi – Vlaada Chvatil – è un piccolo gioco che nasconde grande potenziale. Giocato in due team, il blu e il rosso, Codenames trasforma i giocatori in spie identificate da un nome in codice. Sulla plancia, composta da tessere con vari nomi, sono nascosti perciò i nomi in codice delle spie di ognuna delle due squadre. Il compito di ogni squadra – capitanata da uno Spymaster a conoscenza delle posizioni delle spie – è di indovinare attraverso i suggerimenti del proprio Spymaster, la posizione dei propri agenti. Una delle due squadre perde se identifica per sbaglio la tessera assassino. Un titolo che aggrega e che mescola tensione, deduzione e divertimento in ogni occasione.

P.s. Questo articolo non ha la pretesa di voler fare una recensione valida di ogni gioco, bensì di dare un’informazione basilare per ogni titolo al giocatore curioso che – come son sicuro – approfondirà i giochi che più lo hanno colpito autonomamente!
Grazie per la lettura!

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