Donning the Purple | Recensione del prototipo Kickstarter

La nostra collaborazione con la Tompet Games di Petter Shalke Olsen è iniziata quasi due anni fa, quando ha prodotto l’originale gioco di assalto al castello di nome Kill the king, recensito sul nostro blog inglese Hexdicefire.

Oggi vi illustreremo Donning the Purple – l’ultima fatica di Olsen – nonchè gioco che ha fatto parlare di sè a lungo e che di recente è stato finanziato su Kickstarter. Il tema del gioco in breve è questo: la gestione dell’Impero Romano è affidato ai giocatori, che devono ricoprire il ruolo di Imperatore e Senatori. Minacciati dall’esterno e dall’interno, i giocatori dovranno usare saggiamente le proprie risorse economiche per sopravvivere agli infausti eventi ed alle continue guerre e carestie, tentando di lasciare un segno nella storia ed un tesoro nelle casse imperiali.

Materiali

Trattandosi di una copia prototipo, non posso esprimere molti giudizi: la grafica merita un plauso per il livello delle illustrazioni su carte e mappa; i materiali sono cubetti in legno standard e counter di cartoncino. Considerata la qualità di Kill the King edizione vendita, posso assicurarvi che la Tompet games non delude, perció dubito che realizzerà materiali scadenti e di bassa fattura.

Il gioco

Il regolamento della versione prototipo è alquanto schematico e sequenziale. Ci sono esempi ma il tutto rimane molto arido e algoritmico. Nonostante ció non lascia molti dubbi e vi permette di giocare dopo una rapida lettura (a patto che sappiate l’inglese). Il gioco è essenzialmente un gestionale/strategico da 1 a 3 giocatori, della durata di 80′ circa. L’ambientazione si sente quanto basta per caratterizzare le azioni ma non si tratta di un titolo storicamente fedele. La mappa di gioco presenta l’impero romano al massimo della sua estensione, diviso in regioni colorate e provincie, oltre a dei tracciati e dei box, utili per determinare il livello di carestia, il costo del grano, i progetti edili finanziati, il senato ed i punti vittoria. Ogni giocatore ha una plancia personale che indica quale ruolo assumerá ad inizio partita: imperatore, erede o senatore. Per il resto tutte e tre le plance sono identiche. L’imperatore riceve inoltre una plancia Imperatore che gli permetterà di svolgere azioni uniche. Il gioco si svolge su turni e segue una sequenza meccanica di fasi. Per prima l’imperatore deve occuparsi di produrre grano in ogni provincia con il tiro di un dado, dopo bisognerà preoccuparsi dell’arrivo di nuovi nemici invasori, che avanzeranno verso le capitali delle nostre regioni. Svolti questi compiti preliminari, si passa alla fase degli eventi, dove l’Imperatore pesca 5 carte e ne esegue l’effetto (quasi sempre devastante). Segue la fase-cuore del gioco dove i giocatori possono svolgere e/o copiare le azioni disponibili spendendo segnalini stamina, che rappresentano anche la vitalità del senatore interpretato durante la partita. Finita la stamina un senatore muore e il giocatore ripristina stamina utilizzando un nuovo senatore della stessa famiglia. Le azioni disponibili sono molte ed inizialmente non si comprende appieno quali siano le migliori. Uniamo a questo anche la possibilità di giocare liberamente quante carte azione vogliamo dalla nostra mano, fattore che aumenta la libertà ma anche la complessità del gioco. Fra le azioni si annoverano:

  • Movimento del proprio pedone sulla mappa (che letteralmente mangia i cubi nemici se essi sono inferiori numericamente alla sua forza)
  • Costruzione di un edificio, come la villa del senatore (utile per generare introiti) o il monumento (indispensabile per ottenere dei bonus duraturi durante la partita). Gli edifici in questione sono messi lungo la linea di produzione e costruiti alla fine del turno.
  • Corrompere senatori presso il senato è un’azione che garantisce potere decisionale durante la partita e punti vittoria alla fine
  • Assassinare senatori o l’imperatore puó essere utile per assumere il controllo sul gioco ma è un’azione molto dispendiosa

Per finire, l’imperatore ha azioni uniche come l’arruolare o spostare truppe e costruire gli acquedotti per placare le carestie. Da segnalare la presenza di un mazzo di carte progressivamente e casualmente rivelate in ogni partita, che costituiscono nuovi spazi azione differenti per tutti i giocatori. Questo amplifica il range di possibilità offerte.

Alla fine di questa fase ogni giocatore rimuove la Stamina utilizzata per compiere azioni, riceve introiti in base alle proprie ville o altre carte e l’imperatore deve sfamare le singole province del suo impero, utilizzando cubi grano disponibili o acquistandoli al prezzo di mercato. Ogni provincia non sfamata cadrà in carestia e non genererà grano al prossimo turno. Alla fine del turno i membri del senato più influenti potranno riordinare la riga di produzione degli edifici, per poi lasciare ai giocatori la possibilità di costruirli.

Lo scopo del gioco è quello di evitare che la mappa si riempia di nemici prima dell’ultimo turno. L’imperatore/senatore più ricco e influente sarà incoronato vincitore.

Considerazioni

Donning the Purple è un gioco fuori dal coro. Concentra in sè meccaniche prese da tanti e differenti giochi, rendendosi incollocabile in un preciso target. In parte è un gestionale economico alla Martin Wallace, su altri versanti ricorda i giochi di Phil Eklund e per altri ancora Medieval di Berg. C’è una strizzatina minuscola d’occhio ai Coin della Gmt e persino una a Pandemic. Si collabora ma ci si tradisce, tema fortemente romano; ci sono molte possibilità e strategie ma poco tempo, tantissime minacce a cui rispondere, come i nemici, la carestia e le imprevedibili carte evento. I soldi, unica risorsa spendibile, scarseggiano e tendono a finire presto, specialmente se si sbaglia una serie di azioni. Il grande difetto del gioco rimane comunque la meccanicità delle fasi, svolte così asetticamente che quasi pesa ripeterle. Il forte pregio è di sicuro la durata della partita, che è contenuto e bilanciato ad un gioco che non ha alte pretese di profondità e ricerca storica. Per quanto riguarda i materiali, come detto già in precendenza, ci si puó esporre poco. Di sicuro la mappa è ció che balza più all’occhio per la cura grafica. L’ho trovata giusto un pó piccola per le dimensioni dei cubetti, ma ció non inficia la giocabilitá. Se dovessi consigliare il gioco ad una categoria di players, non saprei a che santo votarmi. Potrebbe essere simpatico per i wargamer come pausa da giochi consistenti; potrebbe risultare un’interessante alternativa tematica per gli amanti dei gestionali. Di sicuro non è un gioco per chi odia dadi, casualità e trasformazione di risorse. Il livello di difficoltà è medio, mentre il livello di rigiocabilità ed interazione sono alti. Credo ritorneró su questo gioco in futuro, non appena avró fra le mani la copia definitiva, se non altro per aggiornarlo sulla componentistica e su eventuali miglioramenti al regolamento.

Grazie per la lettura e alla prossima recensione!

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