Glass Road | Recensione

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Quando si parla di Uwe Rosenberg, si parla di uno dei più geniali e solidi autori di giochi da tavolo contemporanei. Non servono mai troppe presentazioni: basta provare uno dei suoi titoli per capire se amarlo o odiarlo. Al di là dei propri gusti personali tuttavia, è innegabile che il talento di quest’uomo viaggi di pari passo con la sua inventiva e la sua prolificità creativa. Alcuni lo hanno accusato negli anni di esser troppo ripetitivo nelle sue tematiche: contadini, campi, animali sembrano essere il suo topic preferito. Peccherà dunque talvolta nella ricerca delle ambientazioni ma in quanto a solidità della sue meccaniche, non si può criticargli nulla.

La recensione del giorno è dedicata a Glass Road, titolo gestionale di Rosenberg da 1 a 4 giocatori, ambientato nella Foresta Bavarese dove, per 700 anni, si è evoluta la lavorazione del vetro. Nello specifico, parlerò della versione italiana, localizzata dalla Cranio Creations. Vedremo nel dettaglio la componentistica e passeremo poi ad illustrare le meccaniche di gioco.

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I materiali

La scatola di Glass Road ricalca gli standard di Agricola come dimensioni, ma la supera in qualità (sia per il cartone più resistente che per la grafica ed il design più curati). All’interno, troviamo un paio di kg di fustelle, contenenti tiles d’ogni sorta: dalle foreste, ai laghi, alle cave di sabbia, passando poi per gli edifici che i giocatori costruiranno durante la partite e terminando con gli ingranaggi delle ruote di produzione. Sono inoltre presenti 4 mazzi di gioco in 4 colori, dei segnalini in legno con relativi sticker da applicarvi sopra, plance dei giocatori e del mercato edifici ed infine il regolamento. Ogni singolo materiale contenuto nella scatola è di ottima fattura e qualità: tiles resistenti, carte di adeguato spessore, stampa nitida.
Il lavoro artistico è ammirevole ed anche se può incontrare o meno il gusto soggettivo di ogni giocatore, è indubbiamente una spanna sopra molti altri titoli dello stesso range (di prezzo e tematica).

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Il gioco

Glass Road non è uno dei giochi più complessi di Rosenberg ma non mi sento comunque di considerarlo un gioco semplice o per neofiti. Mi spiego: è agevole sia da spiegare che da imparare ma presenta troppe variabili da gestire e infinite strategie, cosa che potrebbe mandare letteralmente in tilt un giocatore alle prime armi o quasi. La durata di gioco è contenuta (sui 45 minuti in due per arrivare a un’oretta e mezzo in 4), quindi lo si può calare e finire in una serata, senza far eccessivamente tardi. Ma come funziona?
E’ presto detto. In Glass Road, ogni giocatore possiede una sua porzione di territorio di partenza, rappresentato da una plancia verdissima che sarà riempita nel setup con Boschi, Laghi, Cave e Frutteti. Durante il gioco questi spazi potranno essere liberati per far posto ad edifici di produzione. Ogni giocatore inizia la partita con una tabella contenente due ruote di produzione, ognuna con due lancette bloccate ad angolo ottuso, che simuleranno la produzione di Vetro (sulla prima ruota) e del Mattone (sulla seconda ruota). Inoltre, un mazzo di 15 carte azione lavoratore completerà la dotazione iniziale di ogni giocatore. Questo mazzo, dal quale ogni giocatore dovrà selezionare – in ognuna delle 4 fase che compongono la partita – 5 carte, contiene le vere e proprie azioni, sottoforma di lavoratori di diverso genere. Una volta scelte le proprie 5 carte azione lavoratore per la prima fase di gioco, il primo giocatore ne gioca una dalla propria mano. A questo punto, se qualcuno degli altri giocatori al tavolo ha una copia della carta appena giocata, deve scoprirla e metterla in uno dei due spazi appositi al lato della sua plancia. Questa situazione ha due conseguenze: la prima è che il primo giocatore potrà svologere solo una delle due azioni raffigurate sulla carta lavoratore che ha giocato; la seconda, è che i giocatori che hanno giocato copie di quella carta, in ordine di turno, avranno la possibilità anche loro di svolgere una delle due azioni raffigurate su quella carta. Nel caso in cui non ci fossero state copie della carta giocata dal primo giocatore, quest’ultimo avrebbe potuto svolgere entrambe le azioni della carta lavoratore. Ognuna delle quattro fasi ha termine non appena un giocatore gioca l’ultima delle sue 5 carte azione lavoratore Ma a cosa servono queste carte lavoratore? Essenzialmente permettono di guadagnare risorse; guadagnare risorse in base a X tiles di un dato tipo presenti sulla vostra plancia (ad esempio: ottieni X cibo dove X è uguale al numero di laghi presenti sulla tua plancia; costruire edifici prelevandoli dalla plancia degli edifici disponibili; ottenere una selezione privilegiata di edifici dalla riserva; aggiungere tiles paesaggio (Laghi, Cave, Frutteti) o disboscare una porzione di foresta. Alcuni di essi presentano un costo d’attivazione da pagare, mentre altri sono attivabili gratuitamente. Non essendoci una vera e propria strategia imposta, è possibile che un giocatore alla prima partita non sappia proprio da dove partire od a cosa dare la precedenza. Meglio prendere risorse o spenderle subito per accaparrarsi un edificio? Devo ammettere che in alcuni casi può essere davvero frustrante, considerato anche che le azioni che compirete in tutta la partita – ve lo assicuro – non saranno molte. Parlando degli edifici invece, ne esistono di tre tipi: gli edifici adibiti alla trasformazione di risorse, gli edifici che garantiscono bonus one-shot e edifici che fungono da gilde/moltiplicatori di fine partita. Tre edifici base sono impressi sulla plancia di ogni giocatore e garantiscono punti per i mattoni, il vetro e la sabbia che ogni giocatore possiederà a fine partita. Gli altri edifici dovranno essere selezionati oculatamente dai giocatori al fine di edificarli sulle proprie plance di volta in volta. E’ importante sapere che le ruote di produzione svolgono la funzione principale in tutto il gioco. E’ solo grazie ad una saggia gestione delle risorse che ci si potrà permettere di acquistare tiles edificio o pagare alcuni lavoratori. Inoltre, entrambe le ruote presentano un meccanismo di ‘scatto delle lancette’ molto particolare: all’incrementare delle risorse base, possono liberarsi dei settori della ruota davanti ad una lancetta. Se ciò accade, la lancetta si muoverà in senso orario verso il prossimo spazio occupato ed il risultato di questo movimento sarà la produzione di vetro (nella prima ruota) o di mattone (nella seconda ruota). E’ difficile rendere a parole questo meccanismo così geniale che ovvia alla necessità di kg di cubetti o counter risorsa ma vi assicuro che una volta compreso il funzionamento delle ruote di produzione, tutto il resto del gioco vi sembrerà semplicissimo da capire. Concludo specificando che a fine partita ogni giocatore conterà i punti sugli edifici costruiti e considererà i moltiplicatori derivanti dagli edifici. Semplice no? Giusto il conteggio.

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Considerazioni finali

Trovo che Glass Road sia un buon titolo, contenuto nella durata e profondo abbastanza da permettere strategie non banali in ogni partita. Sicuramente, come già accennato, può mandare letteralmente in tilt il cercare di impostare la propria partita, specialmente se è la prima. Tante risorse (acqua, cibo, carbone, argilla, vetro, sabbia, mattone, legno) da bilanciare sulle ruote di produzione; tanti differenti lavoratori che sono tutti talmente buoni che non sai mai chi dovresti scegliere e per quale motivo; edifici d’ogni sorta che vengono pescati randomicamente e che quindi variano ogni partita (il che potrebbe far storcere il naso a molti); sensazione di povertà che opprime come una cappa in diverse situazioni, specialmente quando arriva il fatidico momento di scegliere quale edificio acquistare; punti veramente bassi a fine partita ( per citare i risultati di due partite, ad una ho terminato con 17 ed una con 13) ma assenza di penalità, tipiche di Rosenberg (spazi lasciati vuoti, famiglie/lavoratori non sfamati, ecc). E’ un titolo che consiglierei a tutti ma che penso apprezzerebbero in pochi. Se avete amato Ora et Labora e le Havre di Rosenberg o se avete apprezzato il giochino di carte Oh My Goods (improntato sulla trasformazione di merci), di sicuro apprezzerete anche Glass Road. Se volete un german con worker placement, non è affatto il gioco che cercate. Se siete una famiglia e vi aveva attirato la tematica o la componentistica, non penso sia il gioco adatto per passare una serata spensierata. Se amate i giochi longevi e pieni di possibilità, non potete affatto perdervelo. L’alea è presente esclusivamente nella pesca degli edifici mentre l’interazione è presente in discreta quantità, ad esempio nella limitazione delle azioni altrui mediante le copie delle carte o nell’acquisto di edifici. Detto questo, lascio a voi l’ultima parola e vi do appuntamento alla prossima recensione.

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